La consulenza in UK ai tempi della RDR

di Federico Melotti (Segretario generale del Financial Planning Standards Board Italia) per il giornale FAJ

La Retail Distribution Review (RDR) compie tredici anni. Com’è cambiato il mercato dell’advice finanziaria nel Regno Unito dopo
il suo avvento? Due esponenti del prestigioso Chartered Institute for
Securities and Investments (CISI) spiegano a FAJ i pro e i contro
di una regolamentazione che fa ancora molto discutere.

L’incontro tra Financial Planning Standards Board Italia e il Chartered Institute for Securities and Investments (CISI), tenutosi a Londra giovedì 20 febbraio 2025, ha rappresentato l’occasione per raccogliere alcuni spunti sull’evoluzione del mercato inglese e sui diversi modelli di distribuzione che lo caratterizzano.
Il Chartered Institute for Securities & Investments è un ente di formazione senza scopo di lucro e un organismo globale di membership professionale, con oltre 54mila membri a livello globale. Fondato nel Regno Unito e affiliato al Financial Planning Standards Board, l’istituto offre formazione, certificazioni e programmi di sviluppo professionale per gli operatori dei mercati finanziari e degli investimenti. Le qualifiche e i corsi offerti dal CISI rispondono ai requisiti richiesti dalla Financial Conduct Authority, l’ente regolatore nel Regno Unito, e costituiscono prova delle competenze necessarie per esercitare la professione di consulente finanziario.
I passaggi più rilevanti della conversazione con Kevin Moore, Global business development director e Chris Morris, Head of financial planning policy & engagement del CISI sono contenuti, in esclusiva per FAJ, in questo articolo.

Parlando di consulenza, e focalizzandoci sul Regno Unito, quanti sono i consulenti finanziari? Quali sono i requisiti richiesti dal regolatore?

Morris. Nel Regno Unito sono registrati 27.941 consulenti finanziari, provenienti da 4.654 società regolamentate (dati Fca Retail Market 2023, ndr). Per poter fornire consulenza finanziaria regolamentata, è necessario che il professionista possegga uno SPS, Statement of Professional Standing, attivo. In sostanza, il consulente deve, in
primo luogo, possedere una qualifica conforme al RDR di livello 4, come il CISI Investment Advice Diploma, poi essere membro di un ente professionale e aderire al suo codice di condotta, quindi completare 35 ore di formazione professionale continua (CPDs, ndr) ogni anno ed infine essere registrato presso l’autorità di regolamentazione dei servizi finanziari del Regno Unito, la Financial Conduct Authority (FCA).

Quindi il livello richiesto è il livello 4. La certificazione Cfp® invece come si inserisce in questo contesto?
Moore. Nonostante il livello minimo di qualifica richiesto per fornire consulenza regolamentata sia il livello 4, molte società incoraggiano o spingono i propri consulenti ad ottenere una qualifica di livello superiore. La CFP nello specifico è una qualifica di livello 7, e quindi va oltre l’esigenza di soddisfare i requisiti minimi del regolatore. Con un approccio pratico e incentrato sul cliente, la CFP rappresenta lo standard di eccellenza tra i professionisti che si occupano di pianificazione finanziaria, e sotto questo profilo si tratta della qualifica di livello più alto disponibile nel Regno Unito.

Uno dei temi di maggior interesse, guardando al vostro mercato, riguarda gli effetti della Retail Distribution Review. In particolare, penso sia interessante capire se c’è stato un impatto positivo legato alla trasparenza e sulla fiducia dei consumatori.
Morris. La RDR è stata introdotta nel 2012 per migliorare la trasparenza, elevare gli standard professionali e ristabilire la fiducia nel settore finanziario. Come in molti altri mercati, la crisi finanziaria globale aveva avuto un forte impatto sull’economia britannica, erodendo la fiducia del pubblico; per questo motivo, uno degli obiettivi principali alla nascita della RDR era proprio quello di influenzare positivamente la fiducia che i consumatori riponevano nei confronti dei mercati finanziari. Un indicatore del grado di fiducia è rappresentato dall’Edelman Trust Barometer Survey 2024, uno strumento che evidenzia quanto il pubblico riponga fiducia in vari settori, dalla tecnologia ai servizi finanziari. Recentemente, i servizi finanziari sono apparsi come il settore meno affidabile, superati dai social media nel 2024; tuttavia, l’aumento dal 55% del 2018 al 61% del 2024 dimostra che, pur essendoci ancora margini di miglioramento, la reputazione e la fiducia nei confronti dei servizi finanziari hanno registrato un miglioramento.

Uno dei rischi che sollevano alcuni osservatori è che la RDR abbia favorito i clienti con patrimoni elevati, mettendo a rischio i clienti con meno disponibilità. La consulenza finanziaria per il segmento a basso reddito è davvero diventata meno accessibile? E come si possono gestire queste situazioni?
Morris. Per rispondere a questa domanda bisogna considerare che il modello di remunerazione più diffuso è ancora basato su una fee in percentuale degli asset gestiti, anche se molte società indipendenti adottano un modello a parcella. Per questo motivo molte aziende non ritengono vantaggioso, da un punto di vista commerciale, offrire consulenza regolamentata a clienti che hanno patrimoni finanziari contenuti. Questo ha creato una situazione di vuoto che interessa diversi clienti nel Regno Unito, che non riescono ad accedere a un servizio di consulenza finanziaria professionale. Attualmente, la FCA sta esplorando delle modalità con cui le società potrebbero aiutare le persone che rientrano in questa “zona grigia”, con delle soluzioni di “supporto mirato”, anziché tramite l’offerta di un servizio di consulenza completa. Questo tipo di approccio potrebbe permettere a un numero maggiore di persone di ricevere un supporto e una guida professionali.

La RDR ha avuto anche un effetto sulla professionalità dei consulenti?
Moore. Grazie alla RDR si è registrato un notevole aumento della professionalità dei consulenti, e il 31 luglio 2023 il regolatore britannico ha introdotto una nuova legislazione, il “Consumer Duty”. Questa regolamentazione è stata concepita per innalzare gli standard di protezione dei consumatori in tutti i servizi finanziari, richiedendo alle società di mettere le esigenze dei clienti al primo posto. Questa regolamentazione, peraltro, non si applica solo alle società di consulenza, ma a tutte le aziende coinvolte nella catena della consulenza.

Quindi la RDR è riuscita nell’intento di gestire il tema legato al conflitto di interesse? Esistono ancora prodotti con commissioni?
Morris. Le società sono classificate come “restricted” o “independent”. Le società “restricted” possono raccomandare solamente i propri prodotti, mentre quelle indipendenti operano con un’architettura aperta. Questa impostazione non presenta necessariamente un conflitto, ma è importante che ogni raccomandazione su un prodotto regolamentato si traduca in un risultato positivo per il cliente, che sia adeguato alle sue esigenze e che gli porti valore. Le commissioni sui prodotti assicurativi vita sono rimaste, ma le società sono tenute a dichiararle ai clienti; e in questo caso, alcune società tendono a trattenere le commissioni, mentre altre decidono di restituirle al cliente.

In Italia i consulenti finanziari sono tenuti a completare delle ore di aggiornamento professionale ogni anno, ci raccontate come funziona nel Regno Unito?

Moore. Tutti i consulenti devono completare almeno 35 ore di aggiornamento professionale (CPDs) ogni anno. Gli enti professionali, come CISI, monitorano questo requisito ed effettuano anche dei veri e propri audit su base annuale, sul 10% dei loro membri, per assicurarsi che i crediti svolti nell’ambito dell’aggiornamento siano pertinenti al ruolo e debitamente documentati.

Avete accennato ai modelli di consulenza, come viene retribuita la consulenza finanziaria nel Regno Unito?
Moore. La maggior parte dei consulenti addebita una commissione in percentuale rispetto agli asset gestiti, una commissione che può variare dallo 0,5% al 2%. Esistono però anche alcune società indipendenti più piccole che adottano un modello fee only. Con l’avanzare della tecnologia, stanno guadagnando terreno modelli subscription-based, che possono rappresentare un modo efficace per le società per assistere clienti più giovani.


Prima di lasciarci ci volete raccontare qualcosa in più riguardo alle sfide e agli obiettivi del CISI per questo anno e nel prossimo futuro?
Moore. È stato un inizio 2025 molto intenso, con numerose iniziative in corso. In particolare, stiamo portando avanti un programma di investimento nell’alfabetizzazione finanziaria, con risorse gratuite per le scuole. Stiamo anche lavorando molto sull’offerta di valore per i nostri membri, attraverso percorsi di apprendimento e workshop dedicati ai CFP e alle società (Accredited Financial Planning Firm™). Infine, un altro fronte sul quale siamo impegnati è quello relativo al
progressivo invecchiamento della categoria. Nel 2024, il 50% dei nuovi CFP aveva meno di 40 anni, sicuramente un segnale positivo, frutto anche della collaborazione con organizzazioni come NextGen Planners.

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